Case sugli alberi, ecco il primo via libera
Sì della Terza Commissione, ma le strutture dovranno inserirsi in contesti turistici già esistenti come villaggi e campeggi
TRENTO. La Terza Commissione presieduta da Roberto Bombarda ha approvato il disegno di legge proposto da Mauro Delladio (Pdl) che introduce la possibilità di realizzare le case sugli alberi. Ora la palla passa in consiglio, dove il ddl verrà discusso con ogni probabilità già a metà giugno. Non si tratta comunque di un’apertura indiscriminata alla costruzione di “alloggi sopraelevati”, ma di una scelta di carattere turistico, come precisato dall’emendamento introdotto dall’assessore Mauro Gilmozzi: la tipologia costruttiva è ammessa nell’ambito delle forme turistiche e degli strumenti già a disposizione ovvero “solo in presenza di immobili che offrano servizi centralizzati”. Vale a dire che le case sugli alberi non potranno avere servizi igienici (bagni, docce) nè cucine. Sulle caratteristiche delle “case sopraelevate” (dalle metrature alle altezze fino alle modalità costruttive e alla distribuzione dei locali) si dovrà esprimere in dettaglio la giunta provinciale, stilando un regolamento dedicato. La verifica dei dettagli sarà curata da un organismo di conformità provinciale. Inoltre resta da stabilire a quale norma agganciare il ddl Delladio: non sarà né una norma urbanistica né turistica, come ha ammesso lo stesso Gilmozzi, dunque bisognerà pensarci a breve, prima di arrivare in aula.
Precisato che la “rivoluzione” rimarrà collegata all’offerta turistica, si tratta di una novità importante per le strutture già esistenti: campeggi, rifugi e villaggi turistici potranno in futuro - se il ddl diventerà legge - costruire dei “tree village”, come accade in molte parti del pianeta (Italia per ora esclusa, o comunque ai margini) allargando la propria offerta ai turisti. Da un punto di vista d’immagine, in un ambito in cui le informazioni corrono con sempre maggior rapidità attraverso i canali del web, arrivare per primi a offrire pernottamenti sugli alberi - al di là degli aspetti folkloristici si tratta di una proposta di grande appeal - può rivelarsi un vantaggio, se sfruttato dall’imprenditoria trentina del settore.
Alcuni comuni ci stanno già lavorando. É il caso di Rumo in Val di Non, che ha già fatto richiesta per dotarsi di queste strutture, o di Sagron Mis, nel Primiero, che ha organizzato un convegno di studi dedicato all’argomento. I primierotti, in particolare, vorrebbero sviluppare il proprio territorio dal punto di vista turistico basandosi su alcuni aspetti correlati alle costruzioni sugli alberi, come appunto la valorizzazione della natura. Le costruzioni, in questa declinazione, vanno cioè inserite in un contesto naturale da salvaguardare. In tempi recenti, la Proloco di Cles ha promosso un concorso per giovani progettisti, invitandoli a sviluppare idee innovative e creative sulla realizzazione di case sugli alberi a servizio di Malga Boiara.
Certo, non sarà la panacea per un mercato turistico sempre più asfittico, ma allargare l’offerta, a una nicchia che negli anni della crisi è cresciuta non può che rafforzare la posizione del Trentino. Tanto più che se il ddl diventerà legge sarà il primo caso in Italia.
Bizzarria? Estrosità fuori luogo? Esotismo malfondato? Le critiche, anche dal mondo ambientalista, non sono mancate al ddl presentato da Delladio. E non serve nemmeno uscire dall’Italia per imbattersi in proposte battutissime dai turisti in cerca di un contatto ravvicinato con la natura: in Friuli c’è già un “tree village” nel comune di Claut, in Alta Valcellina. Offerte simili a due passi da Roma, in un agriturismo del viterbese. Cosimò Piovasco di Rondò, il “Barone Rampante” inventato da Calvino, avrebbe apprezzato.
Fuori dai nostri confini, gli esempi si sprecano: in Canada prestigiosi architetti si sono sfidati in creazioni a bassissimo impatto ambientale, ma anche in Germania sono nati studi tecnici specializzati in case sugli alberi che danno peraltro lavoro a decine di artigiani. Da noi, su circa 500 mila abitanti, sono 3.800 i lavoratori dell’edilizia che hanno invece perso il posto nell’arco degli ultimi quattro anni. Innovare in fondo significa anticipare i tempi.
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