Assalto armato al Mercatone Uno: ritrovata l'auto
I banditi hanno fatto numerosi sopralluoghi prima del colpo: tutto era calcolato al secondo. Forse il gruppo aveva un basista
TRENTO. Probabilmente al Mercatone Uno di San Michele c’erano già passati più volte. Avrebbero fatto dei sopralluoghi per capire probabilmente quale fosse il momento migliore del colpire. E poi la rapina è andata in scena martedì sera alle 19 e due minuti. E tutto appariva studiato nei minimi dettagli. Quello che emerge il giorno dopo l’assalto al punto oro del punto vendita è che i cinque sapevano perfettamente quello che stavano facendo. Non rapinatori improvvisati, dunque, ma probabilmente persone che avevano già messo a segno dei colpi simili. Come dimostrerebbe l’auto usata per arrivare a San Michele e per fuggire per i primi chilometri. Sì perché il cambio della vettura i malviventi l’hanno fatta a Nave San Rocco, in un parcheggio vicino al cimitero dove ieri l’hanno trovata i carabinieri. Una Croma grigia - macchina quindi che non dà nell’occhio - rubata nel novembre del 2012 in provincia di Como e sulla quale era stata applicata una targa spagnola. Targa pulita nel senso che non risultava oggetto di ricerca ma resta ancora da capire se sia vera o falsa. Un cambio macchina che deve essere avvenuto in pochissimi minuti e come «ricordo» del loro passaggio, i rapinatori hanno lasciato solo dei pezzetti di vetro che probabilmente si erano portati via dal Mercatone assieme ai gioielli.
La macchina è dunque un punto di partenza per le indagini degli uomini del nucleo investigativo che dovranno cercare di raggruppare il maggior numero di elementi per avere una strada da seguire. E le ipotesi sono diverse. Probabilmente si tratta di una banda arrivata da fuori provincia che magari aveva un contatto in zona. Ma potrebbe anche non essere così visto che basta scorrere i giornali locali per scoprire che i punti oro del Mercatone Uno sono diventati un bersaglio di molte bande. I quattro che sono entrati nel negozio (il quinto li attendeva in macchina) si sono presentati con pantaloni scuri e giacche tipo piumino. Di corporatura media e con il passamontagna calato sulla testa, in due avevano la pistola e l’hanno usata per intimorire commessi e clienti e gli altri avevano la mazzetta del muratore e con quella hanno infranto gli espositori. Mani coperte da guanti, nonostante l’impressionate numero di frammenti di vetro, nessuno pare si sia ferito.
Poche, pochissime le parole che hanno detto in un italiano che non è apparso «macchiato» da inflessioni dialettali. La cassiera è stata tranquillizzata (per quanto possibile): «non ti accede nulla, dammi i soldi». E poi forse avevano calcolato i tempi perchè si sono detti l’uno l’altro durante il colpo: «Andiamo, andiamo, facciamo in fretta». Il raid è durato poco più di due minuti e dai quattro non è stato sprecato un attimo: segno questo che sapevano quello che stavano facendo e l’unico momento di tensione è stato quando i cinque, già in macchina, si sono trovati davanti il cancello quasi chiuso. Ma l’hanno sollevato di forza e sono spariti nel nulla. (m.d.)
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