Altri cinque furti, in azione più bande
In un bar di Calceranica ladri incappucciati sorpresi dalla titolare. Colpi con il trapano: sospettate organizzazioni dell’Est
TRENTO. In città e in collina, nel capoluogo ma anche negli altri centri della provincia. I ladri che da quindici giorni a questa parte stanno prendendo di mira il Trentino colpiscono in maniera tutt’altro che selettiva, anzi decisamente “democratica”. Una scia di furti che ieri si è arricchita di nuovi episodi: uno in città, un altro a Gazzadina, un terzo a Civezzano, dove i topi di appartamento sono penetrati da una finestra dopo averla smontata con un grosso cacciavite. Analoga effrazione a Brenta di Caldonazzo, nella casa di un farmacista, “violata” alle 3 del mattino e dalla quale sono stati portati via gioielli e contanti per 6 mila euro. Interessato dal raid anche un locale, il bar Centrale di Calceranica, gestito da Franco e Concetta Gremes: «Mia sorella apriva alle 5 e mezza e ha trovato dentro dei ragazzi incappucciati», racconta il primo. «Uno ha risposto con un accento dell’Est: “Non abbiamo preso niente”. Sono entrati e usciti dalla stessa finestra. Era segnata vicino ai ganci ma non rotta: hanno dei sistemi incredibili».
Nelle scorse settimane i ladri hanno battuto soprattutto la collina est di Trento, in particolare Povo e frazioni, dove sono stati messi a segno una quindicina di colpi. «Pensiamo che possa trattarsi di una banda che viene da fuori regione», afferma il questore Giorgio Iacobone. «Su questi episodi è in corso un’attività investigativa della Mobile e di prevenzione da parte delle Volanti, con un'intensificazione dei servizi. Abbiamo qualche indizio: speriamo di stroncare il fenomeno». Rimane valido l'invito ai cittadini a «segnalare qualsiasi movimento e rumore sospetto, telefonando immediatamente alle forze dell’ordine e ricorrendo alle precauzioni che normalmente si utilizzano». Sconsigliate le reazioni per evitare il contatto con i ladri: «Ogni volta che sono stati scoperti si sono dati alla fuga», precisa il questore. «Ma se le vittime avvisano noi invece che rincorrerli, si guadagna qualche minuto che può risultare decisivo per la cattura». Gli episodi più recenti invece - in via Marighetto, a Mattarello in via della Rozola, in via Gocciadoro e via Anzoletti, a Zambana e Nave San Rocco - «non sono avvenuti di notte», continua Iacobone. Che esorta tutti all’attenzione: «Se trent'anni fa ancora si poteva fare, oggi lasciare la chiave nella toppa o non fare tutti i giri è da sprovveduti. Anche ai vicini suggeriamo di stare all’erta: meglio un po’ di invadenza e una minore riservatezza se si riesce a garantire più sicurezza per tutti».
Stando alle forze dell’ordine il modo di agire e l’orario dei furti sono riconducibili a diversi artefici. In collina agirebbe quella che è stata battezzata come “banda del trapano”, che in realtà sarebbero più di una, composte da individui dell’Est e provenienti dal Veneto attraverso la Valsugana. I furti pomeridiani sarebbero invece opera soprattutto di “zingarelle” (gli uomini non vengono impiegati), che non usano il trapano ma cacciaviti e altri utensili per piccole effrazioni di porte e finestre, talvolta lasciate aperte.
A Povo l’ampiezza del fenomeno ha spinto i residenti a collaborare: «Sono tutti molto preoccupati - dice la presidente della Circoscrizione Chiara Maule - e so di mamme che si tengono d'occhio le case a vicenda, quando le altre sono assenti. C’è anche chi esce ma lascia luce e radio accese».
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