Acciaieria, operai divisi sull’accordo con Klesch

Remorini, della Fim Cisl denuncia: «Leali Steel ha assorbito altri 64 lavoratori ma a Brescia sono contro la riduzione del salario. Così rischia di saltare tutto»


di Marika Caumo


BORGO. Acciaieria, c'è il rischio che salti l'intera operazione. Le parole sono quelle di Luca Villa, ad di Leali Steel, società controllata dal gruppo svizzero Klesch, che alla stampa bresciana ha affermato «Adesso il rischio che Klesch ritiri la sua offerta è molto alto». Già perché a tirare troppo la corda, si rischia che si spezzi ed a rimetterci sarebbero tutti i 335 lavoratori, compresi i 102 di Borgo che già da tempo hanno dato l'ok all'accordo, con sacrifici per tutti (sospensione di superminimi individuali e premi di risultato). Il problema è tutto bresciano, li l'accordo non passa.

La Fiom Cgil (che rappresenta il 90% degli operai) si è infatti messa di traverso chiedendo che nell'accordo oltre a quelli di Borgo ed Odolo, fossero inseriti anche i 64 lavoratori di Roè Volciano. L'azienda ha accettato di assorbire anche quei dipendenti, ma a fronte di queste garanzie ha chiesto di inserire nel salario aziendale (8.000 euro) una parte variabile (1.550 euro). Fiom e lavoratori però non ci stanno, e le posizioni restano distanti.

«E' inaccettabile, questa è una posizione politica. Per 75 euro netti al mese si rischia che salti tutto», spiega Luciano Remorini della Fim Cisl trentina, ricordando che Villa non ha più mandato, questa è l'ultima proposta e se non si trova l'accordo entro mercoledì 13, data in cui l'ad di Leali Steel incontrerà i dirigenti Klesch per firmare l'affitto del ramo d'azienda, quest'ultima potrebbe tirarsi indietro. E ciò significherebbe il fallimento per il gruppo Leali, ora in concordato. Probabilmente prima di prendere qualsiasi decisione, Klesch attenderà l'esito della sottoscrizione (da parte di Rsu e sindacati trentini e bresciani) dell'accordo sulla cassa integrazione straordinaria per 24 mesi per la ristrutturazione dell'azienda, fissata in ministero a Roma nelle prossime settimane. «E se andrà avanti senza accordo, la Fiom bresciana ha già annunciato uno sciopero ad oltranza davanti al laminatoio di Odolo. Non hanno capito che qui si chiude baracca», continua Remorini.

«E' incredibile l'atteggiamento degli operai di Odolo, stanno tirando troppo la corda, c'è già stata una grande apertura dell'azienda per Roè Volciano, ora basta va fatto qualche sacrificio» aggiunge Ivan Mengarda, ex Rsu. Con lui altri operai. Da mesi sono tutti a casa. L'ultimo stipendio è quello di marzo, aprile e maggio arriveranno a settembre. «Ma una volta che cominciamo a lavorare l'azienda anticiperebbe la cassa integrazione. Avremmo dovuto iniziare due settimane fa, invece siamo qui ad aspettare cosa fanno a Brescia, proprio non li comprendiamo», spiegano. E Remorini provocatoriamente rilancia «Visto che si comportano così, allora portiamo il laminatoio a Borgo, ci sarebbe già la struttura. E con un ciclo continuo completo si risparmierebbero milioni in trasporto ed energia. Avremmo 100 posti di lavoro in più, oltre ai 30 già previsti a Borgo dal business plan per l'ampliamento della gamma di prodotti e la lavorazione degli scarti. Ne parlerò con l'assessore Olivi».













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