Fuoco incrociato tra i candidati
Verso le elezioni. Acceso confronto pubblico tra Acler, Beretta, Dal Bianco e Latino, i 4 aspiranti al poltrona di sindaco di Levico. La serata ha messo in luce le diversità ma anche alcune convergenze dei programmi di una tornata elettorale con in lizza 8 liste e 130 candidati consigliere
Levico terme. L’ultima domanda ai quattro candidati sindaco l’ha fatta un giornalista siciliano corrispondente da Levico per il Trentino, Beppe Castro, rivelatosi un vero talento come Anchorman. Con simpatia e professionalità ha somministrato ai “Fantastici 4” una serie di domande con un tempo prestabilito per la risposta che due giovani “vallette” facevano rispettare inflessibilmente.
Grande partecipazione o divisioni insanabili?
«Otto liste – ha detto Castro introducendo la serata – di cui 5 civiche, più Movimento 5 Stelle, Lega, e Pd; 130 candidati consiglieri tra cui 52 donne. Ancora una volta il segnale di una grande partecipazione in questa campagna elettorale. Un sintomo di vivacità democratica o di divisioni insanabili nel tessuto della comunità di Levico Terme con il rischio di dispersioni di voti e di delegittimazione della futura amministrazione?». Una domanda posta lì per «rompere il ghiaccio», ma che da sola valeva tutte le due ore e mezza che ha richiesto l’incontro. E proprio a partire da questo incipit si è sviluppato poi il fuoco di fila delle questioni che ciascun candidato poneva a un altro a scelta nel momento chiamato appunto domanda incrociata?
Le perplessità di Dal Bianco
La questione della composizione delle liste e della presenza di alcuni componenti la scorsa maggioranza è parsa preoccupare soprattutto Maurizio Dal Bianco che l’ha posta, sull’onda di una domanda identica di Tommaso Acler, in un lungo panegirico a Gianni Beretta, il quale ha rivendicato «la qualità personale – ha detto Beretta - di tutti i componenti delle sue liste che saranno però i cittadini a scegliere e promuovere, nel caso di nuovo, a rappresentarli nell’emiciclo del consiglio».
Beretta e Latino contro Acler
Domanda che poi, Beretta, ha ribaltato su Acler accusandolo di «non avere fiducia – ha detto Beretta - nei suoi candidati consiglieri dal momento che ha preannunciato la scelta di due assessori esterni». Acler è stato poi preso di mira anche da Enzo Latino che lo ha messo davanti all’apparente «incongruenza – ha detto Latino – di avere Salvini sui manifesti elettorali e il problema che il futuro sindaco vincolato dalla componente leghista della sua coalizione vada in conflitto con i veri interessi di una città turistica improntata all’accoglienza e non all’esclusione».
Acler senza timori
Da vero “Golden Boy” della politica levicense, Acler non si è fatto certo intimorire dalle domande degli avversari rivendicando «di essere – ha detto Acler – la coalizione con più componenti stranieri a dimostrazione di una integrazione fattiva e non a chiacchiere». Ma certo, quello è stato il momento forse più basso del confronto che per il resto è volato alto, parlando di istruzione, giovani, bene comune, viabilità, rapporti con la Provincia, ordine pubblico, sicurezza, e, naturalmente del protocollo concordato con la Provincia che riguarda il destino degli edifici pubblici come l’attuale municipio, l'ex cinema città, le vecchie scuole austroungariche, l’ex Masera. Un progetto definito «senza coinvolgimento della popolazione» dall’amministrazione Sartori, ma il cui inizio può forse venire riconosciuto molto più in là nel tempo. «Si parla – ha detto Beretta – di un impegno finanziario di circa 17,5 milioni di euro». «Queste elezioni – ha detto Acler – saranno un referendum che mostrerà dove i cittadini vogliono il municipio, se in centro o nelle ex scuole austroungariche, dove lo faremo noi». Non è mancata neppure la domanda quiz. «Sapete quanto ha stanziato nel 2018 il Comune di Levico per ordine pubblico e sicurezza?». Nessuno lo sapeva. «618mila euro. E li ha spesi quasi tutti!».