«Ho visto gli aerei passarmi sopra la testa e infilzare le due torri»
La producer bolzanina Bettina Micheli vive a New York: «Stavo andando in ufficio». Poi è cambiato il mondo, per sempre
BOLZANO, Vent’anni fa, insieme al mondo, è cambiata anche lei, Bettina Micheli. «C’è un prima e un dopo quell’11 settembre» dice oggi. E il prima cos’è ? «Sono io che cammino a piedi, in una mattina con un cielo così azzurro da abbagliare, e vedo le due torri sulla strada dell’ufficio. Le guardo come ogni giorno e saranno distanti cinque blocchi. E poi vedo un’ombra che passa in quel cielo …». No, non era un elicottero. Bettina è bolzanina ( “del centro storico”) che aveva deciso di stare a New York perché è lì che il suo lavoro, il mondo della fotografia e della produzione, la faceva sentire il cima al mondo. Ci vive ancora. Ma d’estate, passa almeno un mese o più qui. Scende al mare, come in questi giorni, o cammina in montagna.
E lei camminava , quella mattina …
A piedi New York è bella. In quel quartiere ci sono case non troppo alte. Mi godevo il settembre. E ho visto tutto come in un film.
Da subito?
Senza perdere un istante. Ma come spesso accade quando si capita in mezzo ad un evento più grande di noi, provavo irrazionalmente a convincermi che no, non stava capitando a me.
E invece ?
E invece sì. E agli altri intorno a me. Ho visto il primo fuoco e poi il secondo, quando l’altro aereo è penetrato nella seconda torre. E allora non so perché ho fatto una cosa che ancora non mi spiego.
E oggi se la spiega ?
Sempre no. Insomma ho proseguito il cammino. Altre persone si allontanavano mentre io affrettavo il passo nella direzione opposta. Che mi portava verso l’ufficio ma anche sempre più vicino alle torri, su una piccola traversa che si apriva proprio sul World Trade…
Niente paura ?
Non me lo chiedevo. Correvo. Sono entrata, ho raggiunto la scrivania, il telefono, ho chiamato a Bolzano: “Mamma sappi che io sto bene ma è successo un disastro .
E la mamma ?
Lei non capiva. Poi ho sentito la voce di mia sorella. Accendi la tv, le stava dicendo. E anche loro vedevano
Immaginiamo lo shock per tutti voi .
Anch’io l’ho solo immaginato. Perché poi la linea è caduta.
Così, d’improvviso ?
Basta, silenzio. Neanche il segnale. È andato avanti così per giorni. Ma non è questo che mi turba, a così tanti anni da quei momenti. È altro.
E che cosa?
Aver fatto quello che ho fatto quasi senza averlo deciso Andare dalla parte opposta delle altre persone, entrare nell’edificio, salire in ascensore. E io che insistevo con me stessa: no, non sono io qui, è un sogno.
Quando ha pensato ad un attentato ?
Quando hanno iniziato a chiederselo gli altri. Quando ho visto in faccia i miei colleghi. Il mio capo teneva in braccio il suo bimbo di due settimane, lo avevo portato così orgoglioso. Un’altra mia amica era incinta.
Sembra che descriva un tempo che si era appiattito, come se fosse sospeso.
Sì, andava al rallentatore. Rivedo quella luce, sento le parole come un eco. Ero a dieci minuti, anzi meno, a piedi dalle torri in fiamme.
Continuava a vederle ?
Per farlo meglio sono salita sul tetto.
Sul tetto ?
Da li si vede tutta New York, non ci sono grattacieli a chiudere l’orizzonte. Ed è da lassù che ho visto il crollo.
Intende le torri che si sbriciolavano al suolo?
Terribile. Guardavo intorno come cambiava la città. Sotto di noi corre la Western highway, la circonvallazione. Di solito è‘ fitta di auto, soprattutto la mattina. Invece si era svuotata d’improvviso. Vedevo solo gente che camminava.
E come li vedeva?
Coperti di polvere. Sembravano fantasmi.
È rimasta lassù a lungo ?
Non so quanto. So che ad un certo punto mi sono detta: ora vai. Vattene lontano.
È uscita?
Beh, solo per un attimo.
Perché?
Appena affacciata sulla strada, un uomo mi ha ricacciato all’interno: “Stia dentro” mi ha urlato. E ha richiuso lui il portone. Non lo dimenticherò mai: aveva il viso coperto di cenere bianca. E sanguinava. Non so da dove.
Ha aspettato?
Non troppo. Dovevo decidermi. Mi sono fatta forza e ho iniziato a camminare. In fretta, verso casa. Di solito ci metto venti minuti a piedi. Forse quel giorno ci ho messo di meno.
Sono vent’anni precisi da quell’attentato.
Mah, a me sembra ieri. Ogni volta che ne leggo, che guardo la tv che ne parla torna tutto chiaro e limpido come quella mattina.
E adesso?
Un po’ di mare. Torno a Bolzano tra pochissimo.
E a New York ?
Subito dopo. E pensi la coincidenza: ci arriverò proprio l’11 settembre. Quel giorno non mi lascerà più…