«La chiusura alle visite tutela la salute degli ospiti»
La decisione. La Rsa “Sacra Famiglia” è l’unica struttura Covid-free dell’Alto Garda e Ledro Il direttore generale Moreschini e il comitato familiari raccontano il perché della scelta
Arco. «Le nostre scelte tendono a garantire la sicurezza degli ospiti, la restrizione che abbiamo deciso di attuare, almeno fino al 20 ottobre, è dettata da una precisa strategia sanitaria, che finora ha garantito alla nostra struttura di Arco di essere una Rsa Covid-free». Chi parla è Cesare Moreschini, direttore generale della Rsa “Sacra Famiglia”, che ha due sedi, ad Arco e Rovereto. Il dg Moreschini interviene dopo il nostro articolo che raccontava lo sfogo di un parente, dopo essere stato informato della decisione - presa dal coordinatore sanitario, dottor Mazeyar Dashtipour e dalla direzione, suor Gabriella Bonato - di interrompere le visite del familiari, fino al 20 ottobre, a scopo precauzionale. «Decisione presa - conferma il direttore generale -, a causa dell’evoluzione epidemiologica Covid - 19 delle ultimane settimane in tutto il territorio nazionale».
Nella struttura di via Nas, i posti letto autorizzati sono 61, di cui 59 accreditati. La Rsa Sacra Famiglia di Arco ha un comitato famigliari, eletto dai famigliari degli ospiti, con il compito di ascoltare e discutere eventuali lamentele, o altro, inoltrate dai famigliari stessi - spiega al Trentino la presidente, Maria Luisa Galas -. Causa il Covid, dal mese di marzo scorso, non è vi è stata più la possibilità di incontri tra famigliari durante le visite ai propri cari, è venuta quindi a mancare l’opportunità di uno scambio di pareri nella gestione degli ospiti».
«Ora, la sospensione delle visite, è un fatto che non tutti i famigliari accettano di buon grado - spiega ancora Maria Luisa Galas -, e proprio le persone in disaccordo con questa scelta avrebbero dovuto contattare il Comitato famigliari per poter dialogare su tale nuova chiusura, prima di agire. Oltre a ciò, si desidera evidenziare che non risulta vi siano altri famigliari contrari alla chiusura delle visite, o quanto meno non hanno espresso la loro contrarietà».
«Naturale che ci sia sconforto, tristezza, ma quello che abbiamo visto e sentito durante il lockdown non dobbiamo dimenticarlo - conclude la presidente Galas, nipote della medaglia d’oro al valor militare Bruno -. Vista la situazione ad oggi del Covid 19, e rispettando il pensiero di ogni singola persone, è importantissimo proteggere tutti gli ospiti delle Case di riposo».
«Noi cerchiamo di mettere in campo le massime misure di sicurezza - spiegano ancora Moreschini e suor Gabriella - la nostra struttura, in tutta la Busa, è rimasta indenne al virus». È complesso coniugare sicurezza degli ospiti e rapporti con i familiari, «ma in questo momento, che l’infezione sta avanzando, abbiamo preferito interrompere le visite dei parenti, che potrebbero portare dall’esterno il virus. Le nostre scelte non sono fatte per vezzo, ma hanno fondamenti clinici. E i dati precedenti ci danno ragione, perché finora non abbiamo avuto un caso di contagio. Come ha potuto constatare in prima persona, a suo tempo, anche la task force dell’Azienda sanitaria».
Grande attenzione ad ogni dettaglio. Dal 15 giugno, giorno della riapertura della struttura di via Nas alle visite dei parenti, «noi ci siamo riorganizzati completamente». All’inizio le visite avvenivano solo per 15 minuti, «per far fare il giro velocemente a tutti i familiari». Da un mese e mezzo a questa parte sono state portate a mezz’ora. L’organizzazione interna è stata stravolta: «La turnistica è compartimentata per piano, ogni piano gestisce pazienti e operatori, senza commistioni. Bloccata l’animazione nelle sale comuni, viene fatta solo ai piani».
«È comprensibile lo sfogo del parente - concludono il direttore Moreschini e suon Gabriella - per noi è stata una decisione sofferta, non è stata presa alla leggera, è stata condivisa dal comitato parenti, per tutelare la salute di tutti gli ospiti della Rsa».