Storia e fascino della famiglia Lodron

Le vicende del nobile casato nel libro documentato e suggestivo di Gianni Poletti



STORO. Adesso la storia dei Lodron è accessibile a tutti, in un libro di 200 pagine che racconta le vicende della nobile famiglia dall’anno mille a oggi. Un libro (pubblicato dall’associazione Il Chiese) semplice, quasi un romanzo, ma basato su fatti storici e documentati, una pubblicazione agile, che sintetizza la storia in un breve testo suddiviso in capitoli, che possono essere letti e gustati uno ad uno.

Autore del libro è Gianni Poletti, lo storico che ha scritto più di ogni altro sui Lodron. Il testo prende avvio dai discendenti del casato che negli ultimi anni sono arrivati in Valle del Chiese a cercare la loro “culla”. Racconta poi delle prime evidenze documentali, risalenti alla fine del Duecento e prosegue con l’ascesa politica del Quattrocento e Cinquecento, presenta alcune figure femminili e chiude con la storia di Niko Lodron, il “maestro di sci” oggi ottantenne, che vive nel castello di Himmelberg, in Carinzia, con il figlio Alberico e il ventenne nipote Giorgio Carletto.

Poletti apre una quarantina di finestre, disposte cronologicamente nell’arco di quasi mille anni e delinea la mappa dei luoghi in cui la nobile famiglia ebbe feudi o proprietà dirette o esercitò la sua azione. I singoli episodi sono ben documentati, ma in parecchi capitoli l’esposizione si apre alla suggestione narrativa, così da facilitare la lettura anche ai non specialisti. Di volta in volta, i capitoli fanno luce su un personaggio, sui rapporti con le comunità, sulla feconda alleanza con Venezia e sui servizi prestati all’Impero. Si assiste alla progressiva avanzata sociale e politica, quindi alla storia segnata, per la maggior parte dei conti, da una lenta decadenza.

Tantissime le curiosità, tanti gli aspetti di vita sciale. Si pensi ai 120 capifamiglia di Storo e Condino che nel 1462 andarono a Trento, a piedi ovviamente, per protestare contro le angherie dei feudatari nella gestione del dazio. Oppure ai 12.000 lanzichenecchi che nel 1526 scesero per le Giudicarie o alle streghe mandate al rogo dalla “giustizia creativa” dei signori, agli incontri con Mozart, infine alla “tata” Lodron, che per un ventennio allevò i bambini di casa Savoia.

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