«Rovereto non è una città per giovani»
Gli studenti universitari sono settecento, ma qui non trovano spazi di studio, punti di ristorazione e luoghi di aggregazione
ROVERETO. Rovereto ha voluto l’università ma se potesse farebbe volentieri a meno degli studenti. È questa la situazione paradossale che è emersa dal consiglio degli studenti che, presente anche il rettore dell’università di Trento, Paolo Collini, si è tenuto ieri pomeriggio nel palazzo dell’istruzione di corso Bettini. Bocciata quindi la vocazione universitaria di Rovereto, che è risultata manchevole un po’ sotto tutti gli aspetti: degli spazi di studio, della ristorazione e soprattutto dei luoghi di aggregazione. Rispetto a Trento, Rovereto è una città sonnacchiosa che non offre grandi spunti di divertimento, soprattutto per una popolazione giovane come è quella degli studenti. Risultato: gli studenti scappano. Addirittura c’è chi, tra quanti frequentano l’università, preferisce fare il pendolare pur di non fermarsi a Rovereto. E non si parla di poche decine di giovani, perché gli studenti avventizi nella città della quercia sono circa settecento, e, in mancanza di spazi dedicati, si arrangiano come possono, con feste in case private e iniziative estemporanee. Difficile infatti, a sentire gli studenti, trovare locali o bar che facciano da punti di ritrovo, perché immancabilmente dopo una certa ora incominciano a piovere le lamentele dei residenti, e i titolari degli esercizi pubblici, pur di evitare seccature preferiscono rinunciare al guadagno, e invitano gli studenti a cercarsi un alto posto.
«È già successo più di una volta, adesso il nostro punto di riferimento è il dopolavoro di via Paganini, ma anche lì non mancano i problemi, come è già accaduto allo Smart lab» spiegano i rappresentanti dell’Urla, l’associazione culturale degli studenti universitari di Rovereto. Qualche risultato in più è invece arrivato dalla collaborazione degli studenti con altre associazioni giovanili locali, come Pensiero giovane, che hanno prodotto iniziative come Festa in Bosco, al bosco della città, e Sinergie lagarine, oltre il tradizionale appuntamento Percezioni musicali nel cortile del palazzo dell’ istruzione. Ma dalla città poco o niente. Soprattutto se paragonato a quello che offre Trento in materia di movida e di divertimento. Ma anche sotto il profilo dell’accoglienza l’offerta di Rovereto è limitata. Soprattutto da parte dei privati, che non sembrano aver colto del tutto le opportunità legate alla presenza degli studenti sul territorio. L’opera universitaria mette infatti a disposizione solo una settantina di posti letto, suddivisi fra alcuni appartamenti in affitto in via Garibaldi e lo studentato all’opera Barelli, che per una serie di limitazioni, soprattutto di orario, gli studenti preferiscono evitare. Rovereto risulta inoltre inadeguata sotto l’aspetto degli spazi di studio e dei servizi di ristorazione. Il palazzo dell’Istruzione, sede della facoltà di scienze cognitive e del Cimec, il centro interdipartimentale mente e cervello, non ha più aule a disposizione, e reperire spazi adatti allo svolgimento delle lezioni e per momenti non legati alla didattica, non è semplice. Ancora più grave (e paradossale) appare la situazione della ristorazione. Perché a Rovereto c’è l’università ma non la mensa per gli studenti. Università e Comune sono da tempo impegnati per risolvere il problema, ma manca uno spazio sufficientemente grande vicino alla facoltà che si adatti allo scopo. L’unico ristorante convenzionato è il Gilda Ristotre in via Matteo del Ben, troppo lontano da raggiungere nella pausa pranzo, e così gli studenti sono costretti a portarsi il pasto da casa e consumarlo nelle aule o nella sala studi.
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