Rifugio Bindesi, ieri è finita un’epoca

Ultimo giorno della gestione Zanetti: ora un anno sabbatico per riposare e per il futuro non sono escluse delle sorprese


di Daniele Peretti


TRENTO. Lorenza Pegoretti e Armando Bortolotti hanno voluto legare il ricordo dei festeggiamenti del loro decimo anniversario di convivenza, con l'ultimo giorno d'apertura del rifugio dei Bindesi con la gestione della famiglia Zanetti. E col menù su ordinazione, la cucina ha dato anche un'ultima conferma della qualità dell'offerta gastronomica: risotto al basilico e tortelloni di zucca; arrosto di pernice e galletto e contorni vari. Lara Zanetti serve gli aperitivi e poi s'appoggia alla parete del rifugio e osserva quasi distaccata la scena; dietro al gruppo un panorama mozzafiato: quello di tutta la spianata della città. Malinconia? «Non posso negarlo. Da domani tutto quello che fino ad oggi era stato un gesto abitudinario, non lo sarà più. Ma mai dire mai». In queste ore si consola: «con i più di quattrocento contatti che ci hanno lasciato i nostri clienti, ai quali bisogna aggiungere le mail. Di certo la nostra clientela non la perderemo». Quindi pronti a riaprire? «Beh ci prendiamo un anno di riposo, mamma Anita dopo ventisei anni di lavoro, se lo merita. Poi ci piacerebbe dare lezioni di cucina, vedremo cosa succederà». « Mi fa un favore? -interviene Lorenzo Zanetti – scriva che da domani è disponibile un bravissimo cuoco, che con la chiusura del rifugio, è senza lavoro. Samir Hussain lavora con noi da cinque anni ed è molto bravo. Se qualche ristorante ne ha bisogno, può andare sul sicuro». Il motivo della chiusura? «Dopo ventisei anni di lavoro forse non serve nemmeno un perché. Ci aspettano i mesi autunnali, che sono quelli nei quali si lavora di più, ma non avevamo più i giusti stimoli per affrontarli. Il rapporto con la clientela è sempre stato ottimo, se chiudiamo è per altri motivi». Il segreto della cucina; la ricetta segreta che vi porterete dietro? «Quella del galletto - risponde Lara - che non si trova sui ricettari. Mia zia ventisette anni fa, l'ha insegnata a mia mamma che ha cominciato a proporla ed è stato un successo». In un fazzoletto di terreno che è anche la base della palestra di roccia, come il punto di partenza di alcune passeggiate a pochi minuti dal centro della città, si chiude un'era. Quella della famiglia Zanetti, del galletto della signora Anita, del sorriso di Lara e delle sensazioni che si provavano ad affacciarsi sul terrazza che dà sulla città. E se non si provava un senso di sicurezza, poteva anche non essere a causa delle vertigini, tanto che quello spuntone di roccia è stato recentemente rinforzato. «Quando ci fu la frana giù al Mc Donalds, gli operai s'accorsero delle condizioni delle rocce qua sotto. Ricordo gli elicotteri – ci dice Lara – che gettavano le reti e gli operai rocciatori che mettevano in sicurezza la roccia: era uno spettacolo».

E adesso quale sarà il futuro del rifugio? Il presidente della Sat ha assicurato proprio ieri mattina, che entro il 12 settembre saranno ufficializzati i nomi dei nuovi gestori, dei quali si sta esaminando la documentazione presentata. Una volta assegnata la gestione, si dovranno fare alcuni lavori di ristrutturazione interna, come l'ampliamento della cucina e della sala. E se si vorrà riaprire per la primavera, bisogna cominciare il prima possibile per essere pronti con stagione nella quale si lavora molto. Insomma per vedere la città dall’alto o sedersi a tavola per un pasto caldo all'arrivo dei primi freddi, bisognerà aspettare l'anno prossimo.

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