nell’anniversario di marcinelle

Ricordati a Faver i trentini emigrati e morti in miniera

FAVER. La storia degli emigrati dalla val di Cembra, così come quella dei tanti uomini, molti italiani, che persero la vita nelle miniere del Belgio. Se ne è parlato nei giorni scorsi, in un...



FAVER. La storia degli emigrati dalla val di Cembra, così come quella dei tanti uomini, molti italiani, che persero la vita nelle miniere del Belgio. Se ne è parlato nei giorni scorsi, in un incontro intenso e partecipato a Faver, organizzato dalla Trentini del mondo. L’occasione è stata l’anniversario del disastro di Marcinelle, quando l’8 agosto 1956 un incendio nella miniera di carbone portò alla morte 262 persone. In quella miniera non c’erano cembrani, ma fra i 136 italiani scomparsi c’è anche Primo Leonardelli di Viarago, frazione di Pergine Valsugana. E poi l’anno successivo – in un’esplosione in un’altra miniera, a una ventina di chilometri da Marcinelle – morì Renzo Savoi, proprio di Faver. Come ha ricordato Aldo De Gaudenz della Trentini nel mondo, la storia dell’emigrazione trentina e dell’epopea mineraria è costellata da tragedie: centinaia di incidenti minerari che hanno spento le giovani vite di uomini partiti per scrivere un futuro migliore. Bisogna essere riconoscenti a questi uomini e donne, come ha detto il presidente della Comunità di valle Simone Santuari. Lui, che è stato sindaco di Grumes (un paese che ha avuto una forte emigrazione), conosce bene il passato così povero della val di Cembra, la cui prosperità si è poi costruita anche grazie ai sacrifici dei minatori.

All’incontro di Faver era presente Bruno Dorigatti, presidente del consiglio provinciale. «Marcinelle provocò una presa di coscienza – ha detto Dorigatti –. Scosse la politica e l’opinione pubblica». In un filo di riflessione sul mondo del lavoro che arriva fino a oggi: «Morti e incidenti sul lavoro sono ancora troppi. Anche se il Trentino ha saputo darsi leggi innovative, l’attenzione va mantenuta alta». (d.e.)













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