Predazzo, dopo 5 anni ecco la nuova biblioteca

Il progetto e la sua filosofia di “luogo flessibile” presentati al consiglio comunale Molto vetro e un collegamento con la vecchia stazione. Costerà 3 milioni di euro


di Francesco Morandini


PREDAZZO. Sarà “La Stazione”, luogo di partenza per viaggi reali e virtuali, per scoprire una realtà in profonda e continua trasformazione. Occuperà la vecchia stazioncina del trenino della valle di Fiemme dismesso una cinquantina d’anni fa ed opera dell’architetto Ettore Sottsass, ma soprattutto un nuovo edificio ad essa collegato ampiamente vetrato. Uno spazio aperto nel senso della visibilità “da interno ad esterno” e viceversa, ma anche permeato dai nuovi modelli di biblioteconomici che si stanno imponendo. Dai libri alle persone, potrebbe essere lo slogan con cui la nuova biblioteca intercomunale di Predazzo si presenterà a cittadini e ospiti. Ed è anche la sintesi del confronto che l’altro ieri ha coinvolto bibliotecari, tecnici, consiglieri comunali, assieme alla consulente Antonella Agnoli, che si è concluso in serata con la presentazione del progetto in consiglio comunale. Dopo che l’assessore Lucio Dellasega ha illustrato l’iter del progetto, iniziato ormai 5 anni fa e conclusosi con l’ottenimento del contributo di 1.030.000 euro sul Fondo strategico territoriale, che si aggiunge ai 2 milioni del Fut, Antonella Agnoli ha illustrato le tracce di un Piano culturale che è stato la premessa per giungere al progetto redatto dell’architetto Paolo Chiocchetti. “Molti si leccherebbero i baffi se potessero avere una biblioteca come la vostra”, ha esordito, ricordando che la nuova biblioteca dovrà prestare attenzione ai bisogni delle persone. Un luogo neutro, trasversale, polifunzionale, parte fondamentale del welfare culturale di un paese. Ma anche un luogo flessibile, trasformabile a seconda delle ore e delle stagioni, un luogo che faccia star bene chi ci entra. Circa i contenuti del progetto, ha sottolineato che le persone amano gli spazi interstiziali, come il sistema di rampe progettato,gli spazi panoramici o la “loggia” superiore che può diventare un luogo di meditazione e studio.

Alcuni consiglieri, come Andrea Gabrielli o Massimiliano Gabrielli hanno espresso forti dubbi su alcune soluzioni architettoniche come la rampa di accesso all’ultimo piano che sprecherebbe spazio, sulla forma del tetto concavo, su una parte del sottotetto aperto e sulla rampa esterna. “Più tempo passa e più mi piace” è invece l’opinione di sindaca e vice che il progetto l’hanno metabolizzato nel corso di 4 anni. La soluzione del tetto col compluvio centrale è stata difesa tecnicamente da Paolo Chiocchetti perché nasconde i pannelli solari e consente un solo canale pluviale.

Gloria Felicetti ha condiviso il Piano di Agnoli: la neutralità del luogo “per fare ciò che a casa non si può fare e farlo assieme”, per usufruire di nuove tecnologie. “È un’occasione per far crescere le relazioni. All’inizio si fa fatica a capire, è uno spazio accogliente e dobbiamo avere il coraggio di investire in un servizio di questo tipo”. Un concetto ripreso dalla sindaca Maria Bosin. “È una grossa sfida, ma sono proprio questi momenti difficili che ci portano ad avere voglia di fare questi investimenti”. Nessuno ha messo in discussione la validità della proposta culturale anche se Andrea Gabrielli ha parlato di proposta un po’ troppo futurista. Le perplessità sono tutte di carattere tecnico. L’architetta Micaela Valentino si è dispiaciuta che il servizio beni culturali non abbia consentito un collegamento in superficie con la vecchia stazione. A breve dovrebbe essere approvato il progetto esecutivo e quindi l’appalto dei lavori in più stralci. La consegna forse entro il 2018.













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