Mobbing, condannato Tramontin
Per il tribunale del lavoro, il dipendente venne costretto a licenziarsi
TRENTO. Per undici anni ha lavorato con ottimi risultati al reparto cucine di Edilmarket Tramontin. Poi l'azienda gli ha notificato sette contestazioni nell'arco di tre mesi e mezzo, spingendolo a una profonda crisi psicologica e professionale che lo ha portato al licenziamento "spontaneo". Secondo il giudice Giorgio Flaim è un caso di mobbing, il primo nel settore commercio a Trento. Il tribunale del lavoro ha condannato la Edilmarket Tramontin a pagare un risarcimento di 70 mila euro a Giuseppe Caldini, assunto nel 1993 e licenziatosi nel 2005. Caldini era stato avvisato da un collega, appena licenziato in tronco nell'estate 2004: «Stanno eliminando tutti i dipendenti assunti con i vecchi contratti a provvigione, il prossimo sei tu». Da qui, spiega l'avvocato Sonia Guglielminetti assieme a Ezio Casagranda della Filcams Cgil, che hanno affiancato il lavoratore nella lunga battaglia giudiziaria, è partito un calvario. «Iniziarono le contestazioni, pretestuose e incongruenti con il profilo professionale del dipendente. Il quale venne trasferito dal settore cucine, dove aveva accumulato un ottimo bagaglio di conoscenze, a quello dei mobili da giardino. Dove, in novembre, gli chiedevano conto di un calo nel volume d'affari ovvio, dato che la stagione estiva era terminata». Altre contestazioni, per un ritardo di due minuti in una giornata «in cui Caldini, che di norma arrivava sempre con un quarto d'ora di anticipo, si era fermato nel piazzale per aiutare un cliente a caricare della merce». Oppure per una raccolta di fondi per i bambini bielorussi, per i quali Caldini si attivava da anni. Ai colleghi era stato impartito il divieto di parlargli. «Non tutti hanno ammesso tutto davanti al giudice - argomenta l'avvocato -. Chi è rimasto in azienda diceva di "non ricordare", mentre chi aveva cambiato lavoro non ha avuto difficoltà a riferire nomi e circostanze». Aspetti importanti, perchè come osserva il legale «non bastano delle contestazioni, che possono essere pure legittime. Per comprovare una situazione di mobbing è necessario dimostrare che queste rispondevano a una precisa volontà vessatoria». Caldini, che oggi ha 53 anni, pagò con un pesante crollo psicofisico: lo stress di essere umiliato nella sua professionalità lo ha privato della capacità di lavorare come prima. Ha cambiato occupazione, fa il custode all'Università. E ancora ieri, a un'innocua domanda sulla sua vicenda, non riusciva a trattenere un pianto dirotto. Il titolare dell'Edilmarket, Mauro Tramontin sostiene invece che con Caldini il dialogo si interruppe per cause personali e psicologiche del lavoratore: «Mai pensato di cacciarlo, l'esperienza dei dipendenti è la nostra forza. E' una sentenza che ci danneggia, faremo appello».
© RIPRODUZIONE RISERVATA