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Matrimonio misto a Mattarello: la sposa in kimono

Il marito è Matteo Cont che lavora in Giappone per il Milan. Lui cattolico, lei shintoista uniti nella chiesa parrocchiale


di Gino Micheli


MATTARELLO. Tanta curiosità e simpatia ha destato ieri mattina a Mattarello il matrimonio fra Matteo Cont, 37 anni, direttore della Scuola di calcio del Milan a Nagoya (città giapponese con oltre 2 milioni di abitanti) e la giapponese Megumi Matsunaga, 35 anni, responsabile contabile di una importante ditta. Lui cattolico, lei shintoista (buddista) li ha sposati, in chiesa, il parroco don Duccio Zeni con un matrimonio cattolico misto accompagnato dal coro giovanile di Mattarello.

Abito elegante per lui, kimono per lei, Matteo è arrivato su una datata 500 blu, Megumi l’ha portata l’automobile del testimone dello sposo, l’ex presidente della Circoscrizione cavalier Bruno Pintarelli, mentre testimone della sposa è stata Veronica, la sorella di Matteo. Presenti anche il grande amico di Matteo, Graziano Mannari, giocatore del Milan anni ’80 (soprannominato Speedy Gonzales o Lupetto) che abita a Cecina e attualmente svolge l'attività di talent-scouting del Milan in Toscana; l’ex assessore comunale Paolo Castelli e il sindaco di Cimone Damiano Bisesti. Il pranzo nunziale è stato poi servito al ristorante Castel Pergine.

Il matrimonio “misto” è l’unione tra una parte cattolica e una non cattolica. Esso esclude la partecipazione all’eucarestia della parte non cattolica che però deve impegnarsi davanti al sacerdote a non ostacolare la pratica religiosa della parte cattolica, l'educazione cattolica dei figli ed a condividere i valori naturali del matrimonio, quali l’indissolubilità e la fecondità. 

Peraltro, i due giovani si sono già sposati il 21 maggio scorso nel tempio di Nagoya con rito shintoista, entrambi indossando splendidi kimoni. Rito che prevede la purificazione con l’acqua delle fontane poste all’ingresso, preghiere e benedizione verso le divinità, durante la cerimonia poi gli sposi sono invitati a bere tre piccoli sorsi di sakè da tre tazze diverse con aromi di frutta, sale e riso, rituale accompagnato da musica tradizionale. Infine lo sposo recita il giuramento di fedeltà ed obbedienza, ed entrambi gli sposi offrono alla divinità un ramo di pianta sempreverde per dimostrare la sincerità delle proprie intenzioni.

Matteo e Megumi si sono conosciuti tre anni fa in un ristorante italiano (il proprietario è di Roma) durante una cena. Lei festeggiava il suo compleanno con delle amiche, lui era ospite di alcuni politici del luogo. I due si sono piaciuti e frequentati. Matteo ha ufficialmente consegnato l’anello di fidanzamento qualche tempo dopo durante una cena (a due questa volta) sul medesimo tavolo dove si erano conosciuti.

Matteo Cont è figlio del geometra Sergio Cont originario di Cimone e dell’insegnante Loretta Vettori. È laureato in ingegneria civile, professione che non ha mai intrapreso per le grosse soddisfazioni che gli ha regalato il pallone. Prima come giocatore nel Villazzano, poi come responsabile del settore giovanile di quella società prima di spiccare il volo tra i professionisti al Chievo Verona dove è rimasto per cinque anni. Alla chiamata del Milan non poteva rinunciare. Il club rossonero impegnato nel mondo alla preparazione e caccia di talenti, lo ha inviato un anno a Kuwait City, poi per alcuni mesi a Mosca. Da cinque anni è alla Scuola Milan di Nagoya, la più grande delle 15 al mondo dove dirige gli allenatori di oltre 600 ragazzi. Quasi tutti gli anni, con la scusa del famoso Torneo della Pace di Rovereto, si fa un giretto a casa, in via della Cooperazione e quindi in Trentino schierando alla manifestazione una rappresentativa calcistica di giovani giapponesi.













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