La Rurale Valle dei Laghi ha scelto l’Altogarda
Incontro di zona per annunciare ai soci la scelta compiuta dal cda per la fusione Rispetto a Trento solo vantaggi, primo il mantenimento di filiali e dipendenti
VALLE DEI LAGHI. Sono iniziati gli incontri con la base sociale della Cassa rurale Valle dei Laghi in vista dell’ormai imminente fusione per incorporazione nella Cassa rurale Altogarda, che ha assorbito di recente (1°luglio) quella di Mori/Brentonico. Infatti dopo la riunione di apertura per la zona di Trento, dove la stessa Cassa opera con 2 sportelli, si stanno susseguendo a ritmo battente quelle in valle a partire dall’incontro di lunedì sera a Calavino, a cui è seguito quello di Vezzano (ieri sera) e quello conclusivo di Cavedine questa sera. Già dalle prime battute del presidente Elio Pisoni si è chiarito l’equivoco, sottolineato poi in sede di dibattito, sul significato dell’incontro: non si è trattato infatti di un’assemblea informale di zona per prospettare ai soci le due ipotesi di accorpamento di cui si era parlato a maggio nel corso dell’assemblea annuale con esclusione del paventato “spezzatino”, inteso ad una spartizione del territorio valligiano verso sud con l’Altogarda e verso Nord con Trento; in altre parole si è trattato di una comunicazione dell’operato del consiglio di amministrazione, che sulla base di una serie di incontri, in cui si sono concertate determinate condizioni, ha deciso di aderire alla proposta della Cassa rurale dell’Altogarda. I motivi? Innanzitutto per la solidità patrimoniale/finanziaria dell’Istituto di credito cooperativo (la 2° a livello provinciale), che a differenza di quello di Trento poggia buona parte della sua attività sul turismo con una più equa distribuzione fra i vari settori in modo da bilanciare il settore immobiliare, che ha fortemente penalizzato gli ultimi due bilanci della Cassa Rurale Valle dei Laghi, chiusi in perdita e in maniera pesante soprattutto l’ultimo a seguito della revisione della Banca d’Italia, che ha ridotto l’ammontare dei crediti in sofferenza per circa 30 milioni di euro. Tornando agli aspetti positivi della scelta sono stati indicati: la salvaguardia del posto di lavoro per i 50 dipendenti; la possibilità di un maggiore peso nella futura assemblea per i circa 4000 soci della Valle dei Laghi (33% circa rispetto al 22% in quella di Trento); migliori condizioni di sostegno per l’associazionismo volontaristico; il mantenimento delle attuali filiali (Cavedine, Calavino, Sarche, Padergnone, Vezzano, Terlago e 2 sportelli su Trento). Rimane evidente, come si è sottolineato in qualche altro intervento, che probabilmente quest’ulteriore processo di fusione non si fermerà qui ed era forse il caso di anticipare i tempi, favorendo la creazione di un’unica Cassa rurale provinciale. È stato comunque sottolineato più volte dai relatori, che questo processo di fusione, sia in funzione della nuova legge sul credito e sia per la gravità della crisi economico-finanziaria con uno sbilanciamento verso il settore immobiliare, sia stato imposto dalla Banca d’Italia, dettando anche tempi piuttosto stretti (31 dicembre) e questo diktat, a parziale giustificazione di una mancata maggiore partecipazione e coinvolgimento della base al progetto di fusione, la dice lunga sulla necessità di bruciare le tappe di questo percorso. Rimane comunque un dato inconfutabile: i processi di fusione in organismi macroscopici mina alle basi il vero significato della cooperazione fra i soci.(m.b.)