La pastorella del Coro Sat ospite a Casa d’Anna
Suor Silvia Gaddo è la bambina fotografata 65 anni fa dai fratelli Pedrotti per il libro dei canti di montagna. A Telve affronta serenamente la malattia
TELVE. «E lassù, sulla montagna gh'era su una pastorela, pascolava i suoi caprin su l'erba fresca e bela». È la prima strofa del celebre canto popolare trentino, “La Pastora”, che narra la vicenda, tanto semplice quanto tenera, della pastorella e del lupo feroce che si mangia il suo più bel “caprin”. Ascoltato dai nonni, imparato a scuola. Quante volte l'abbiamo cantato? E quante volte ci siamo immaginati quella pastorella, impegnandoci a dare un volto alla bimba col caprino? Ebbene quella bambina, nativa di Sardagna, ha preso i voti, è cresciuta. E da qualche mese suor Silvia Gaddo sta affrontando con coraggio e serenità l'ultimo tratto di strada, quello più difficile e doloroso. Accudita amorevolmente dal personale e dalle consorelle di Casa d'Anna.
Una storia che don Livio Dallabrida ha accennato nei giorni scorsi, a commento del canto armonizzato da Luigi Pigarelli, che gli alpini avevano appena intonato durante la messa celebrata in quota. Così siamo tornati da don Livio, per farcela raccontare.
Gentile e disponibile, il sacerdote ci ha accolto nella sua dimora, nel centro del paese, accanto alla casa che ospita le anziane religiose. E si prodiga in telefonate affinché i dati forniti siano corretti.
Siamo nell'immediato Dopoguerra e il Coro della Sat pensò per la prima volta di stampare un libro delle canzoni trentine di montagna. «Me lo ricordo bene quel libro, c'era in seminario. Lì si imparavano, si cantavano. Prima di allora erano tramandate solo oralmente» spiega don Livio, descrivendo quel vecchio testo, un centinaio di pagine, datato 1948, e poi ristampato in diverse edizioni successive ('51, '55, ecc.) con in copertina un alpinista che suona un armonica a bocca in cima alla montagna.
“Canti della montagna. Dal repertorio del Coro della Sat” il titolo, edizioni Foto Fratelli Pedrotti. Già, perché ogni canto era corredato da una foto in bianco e nero e per realizzarle Enrico, Mario, Silvio e Aldo Pedrotti hanno girato tutto il Trentino. «Ricordo che per la canzone “Quattro cavai che trottano” trovarono a Fai quattro “màteloti” che giocavano, legati come fossero una quadriga di cavalli. Uno di loro poi è entrato in seminario» aggiunge.
Stesso destino per la bimba che i Pedrotti scovarono a Sardagna, mentre si trovava al pascolo con i suoi capretti. La immortalarono e la sua foto, a mezzobusto col caprino in braccio, all'epoca diventò famosa. D'altro canto le fotografie erano cosa rara e preziosa. «Da allora è la pastorella dai bei caprin. È un’abitudine chiamarla così, lei l'ha sempre presa con molta semplicità e cordialità questa cosa», sorride don Livio. Un sorriso velato di tristezza perché da allora sono passati 65 anni. Quella ragazzina, Silvia Gaddo, entrata ben presto nelle suore di Maria Bambina, si è fatta ben volere ed ora sta affrontando il suo ultimo calvario. Classe 1934, nei primi mesi di quest'anno è stata colpita da ictus e dalla casa provincializia di Via Borsieri a Trento è stata portata a Telve. «Ogni tanto qualche sorella gliela canta, la Pastora. Lei non può parlare ma ascolta e sorride, quei versi la riportano nella sua infanzia, nel suo mondo, coi suoi capretti», conclude don Livio.