Il ghiaccio restituisce il corpo del soldato
Ritrovati ai quasi 3 mila metri di passo Val di Fumo i resti di un militare italiano morto nella prima guerra mondiale
TRENTO. L’esercito italiano conquistò l’area del monte Fumo nell’aprile del 1916. Il botta e risposta di artiglierie nemiche era proseguito per giorni, con il cocuzzolo in mano italiana martellato senza sosta dai tiri austriaci. E il bilancio delle perdite era stato pesantissimo: morirono il 60 per cento dei militati austriaci e il 40 di quelli italiani. Fra questi anche il soldato che è stato recuperato ieri ai quasi 3 mila metri di quota di passo Val di Fumo, sull’Adamello. La divisa ha subito raccontato ai soccorritori che si trattava di un militare italiano e ora sarà la Sovrintendenza della Provincia a cercare di ricostruire la storia anche grazie ad esami autoptici e storici. Con la speranza di arrivare a dare un nome al soldato che è stato restituito dal ghiacciaio.
Il ritrovamento del corpo è stato fatto dai carabinieri della stazione di Carisolo che si occupano anche di controllare quello che succede in montagna. In una delle uscite esplorative, incastrato fra delle rocce, i militari hanno notato prima gli scarponi e poi il resto del corpo del soldato. Scarpe e vestiti che immediatamente hanno fornito le prime informazioni. Ossia che si trattava di un uomo che era lassù da almeno un secolo, nascosto, fino ad ora, alla vista, da uno strato di ghiaccio. Un militare che aveva combattuto sul fronte dell’Adamello con la divisa italiana. E che lassù aveva trovato la morte.
Sotto la direzione della Sovrintendenza dei beni archeologici della Provincia (ossia il dottor Franco Nicolis) e con il coordinamento sul campo della dottoressa Cristina Bassi, i carabinieri della squadra di soccorso alpino di Carisolo e Madonna di Campiglio hanno individuato e recuperato i resti. Il corpo ormai decomposto, ma ancora in buono stato di conservazione, con la divisa e parte degli equipaggiamenti ancora quasi integri, è stato quindi portato al cimitero di Trento. Ed ora saranno eseguiti tutti gli accertamenti necessari per cercare di dare un nome e quindi una sepoltura alla salma. Lo scorso anno (era il 25 agosto) il ghiacciaio aveva restituito il corpo di un altro soldato. Anche in quel caso si trattava di un militare italiano che aveva trovato la morte ad una decina di metri di distanza dal luogo dove c’è stato il ritrovamento di ieri. Un fatto, questo, che fa pensare che nella zona ci possano essere altri corpi che al momento sono ancora nascosti alla vista di chi da lì passa.
Il monte Fumo, è stato occupato nell’aprile del 1916, ed era una vetta strategica per l’esercito italiano, che era salito sull’Adamello dai versanti lombardi attraverso passo Garibaldi. Dopo aver occupato le creste che vanno dalla Lobbia al Monte Fumo, gli italiani fronteggiarono con la propria artiglieria gli austriaci, appostati sui versanti orientali dell’Adamello. La risposta dei nemici è stata continua e il numero dei morti in entrambi gli schieramenti, altissimo. Non solo a causa dei colpi di artiglieria, ma anche le condizioni atmosferiche e fisiche ridussero sensibilmente il numero di uomini che, a guerra finita, fecero ritorno a casa dai campi di battaglia dell’Adamello e dell’Ortels. Tutto questo un secolo fa, ma con il ritiro dei ghiacciai, la Storia torna a mostrarsi. A volte con oggetti e filo spinato. A volte con la restituzione del corpo di un «milite ignoto». Che ora può sperare di ritrovare il suo nome. (m.d.)
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