Il capostipite Attilio ha avuto otto figli dalla moglie Giuseppina; Lino, Ester, Tullio, Ida, Guido, Carlo, Bruno e Corinna

Gli Angeli, una vita tra Tenna e la Svizzera

Dalla fame nera all'emigrazione, così la famiglia si è riscattata dalla miseria


Giorgio Dal Bosco


 TRENTO. Fame nera, nerissima. Al mattino "trisa" e a mezzogiorno, quando si poteva, polenta e pere condite con aceto e olio di semi. La casa? La cucina e un'unica stanza per i genitori, Attilio Angeli (1894-1963) e Giuseppina (1897-1984), e per gli otto figli: Lino (1925), Ester (1927), Tullio (1929), Ida (1930), Guido (1933), Carlo (1935- 1989), Bruno (1936), Corinna (1943). Per dividere maschi da femmine, la notte il padre alzava un separé e nei due vani dormivano tutti. A piano terra una stalla con due mucche, un maiale e le galline. Attilio faceva il contadino. Tutto questo a Tenna prima e dopo la guerra mondiale.  È lo sfondo della storia di una famiglia che in termini di emigrazione ha dato molto alla Svizzera e che si è riscattata dalla miseria. Lino, il primo dei figli, dopo aver cominciato a 15 anni a fare il manovale sulle strade di Pergine e Levico con la ditta Puricelli, dopo aver fatto a modo suo qualche scampolo di guerra, dopo aver contrabbandato qualche fiasco di grappa, nel '48 è emigrato in a Zurigo per lavorare sui binari del treno e per mandare a casa l'intera busta paga. Si ammala e torna a Tenna. Ma almeno con il suo aiuto il padre può costruire con le proprie mani una seconda camera da letto.  Per Ester, sposata con un imprenditore edile ed ora vedova, la sorte è migliore. Gestisce, ed attualmente è sostituita dai due figli Gianpaolo e Michela, la pensione Villa Ester. Tullio, con Lino ammalato a Tenna, nel 1950 decide di lasciare la sua terra e va anche lui in Svizzera. Lavora in fabbrica e conosce una bergamasca emigrata con cui si sposa e ha due figli.  Ida non è da meno del fratello. Emigra in Svizzera nei primi anni '50, conosce un gruista bellunese. Si sposano, hanno due figli e vivono placidamente in Svizzera fino a metà degli anni Novanta quando si stabiliscono a Pergine. I figli, no. Preferiscono rimanere in Svizzera dove continuano a vivere.  Guido, sposatosi a Tenna con una ragazza del posto, (tre figli) ha fortuna. Macellaio, poi barista e quindi ristoratore, se la passa bene godendosi la pensione. Carlo, l'unico degli otto fratelli che è venuto a mancare giovane, va a Merano a gestire il ristorante della stazione. Si sposa con una ragazza del posto con cui ha un figlio. Tornerà a Tenna soltanto per qualche visita ai genitori e ai fratelli. Bruno a 19 anni emigra, anche lui in Svizzera, anche lui in fabbrica nei pressi di Zurigo. Assieme all'ultima nata Corinna che vive con la sorella vedova, è il solo dei fratelli a rimanere scapolo. Quando torna in Italia si stabilisce a Como, dove ha lavorato come giardiniere.  Ma torniamo a Lino, il più vecchio e anche il più intraprendente, il più intuitivo, il più coraggioso della famiglia. A 27 anni con incoscienza chiede un prestito alla Cassa Rurale di Levico, apre un bar (ad essere indulgenti spartano), si sposa due anni dopo con Bianca, pettinatrice, malgrado i genitori remino contro il matrimonio. Annusa l'aria "democristiana" che tira in tutto il Trentino e nella sua zona in particolare, fa politica (a 86 anni se ne interessa ancora) ed oggi, al posto di quel bar spartano, c'è un albergo ristorante di lusso.  Bianca gli ha dato Tiziana, che è sposata con l'avvocato Marco Dallafior, due figli, Daniela con un figlio, e Paola, l'unica di tutta la famiglia Angeli, nipoti compresi, ad essere laureata. E' avvocatessa e ha sposato il collega Maccaferri. Ha due figli. Adesso è Daniela che amministra ed è responsabile del notevole complesso alberghiero di Alberè. E chi ricorda più la miseria nera e la Svizzera? Sicuramente lui, Lino. Con un sorriso amaro dice di non poterle dimenticare mai.  

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