Così il Parco Canile è riuscito a salvare i cani sequestrati

A Rovereto hanno accolto 15 animali di Cimego, denutriti e sofferenti Dopo tre mesi di rieducazione, ora sono pronti per essere adottati


di Sandra Mattei


ROVERETO. In marzo sul Trentino avevamo raccontato la storia di 25 cani, segregati in condizioni pessime, al buio e malnutriti, in una baracca a Cimego. Per fortuna (dei cani) erano intervenuti i veterinari della Asl, che si erano attivati per trovare una soluzione.

A quel punto si è fatta avanti l’amministrazione di Rovereto, che ha dato la sua disponibilità ad accogliere 15 dei cani in condizione di maggior sofferenza e di destinarli al Parco Canile comunale gestito dall’associazione Arcadia onlus, visto che ha al suo interno operatori con competenze per il recupero di cani deprivati. Ora quei cani sono un esempio di come i canili possono assumere non solo il ruolo di rifugio ed accoglienza di animali abbandonati o portati da chi se ne deve separare, ma anche di rieducazione di cani deprivati per garantire loro una giusta adozione e una restituzione della loro dignità sociale anche per contribuire ad un arricchimento della cittadinanza. Scrivono gli operatori dell’associazione Arcadia: «Ecco perché ci teniamo a far vedere il difficile ruolo e lavoro svolto dagli operatori altamente professionali, e a far conoscere di come entrano i cani e come escono. Il lavoro fa parte di un protocollo innovativo di rieducazione di cani fobici e/o deprivati, che entrando in canile richiederebbero altrimenti anni di lavoro per garantire un giusto recupero nel rispetto del loro vissuto biografico e della possibilità di rielaborare il loro vissuto».

«Lavoro - continua la nota - nato dalla volontà di rispettare l'etogramma ed il benessere animale, e congiuntamente di ridurre i costi per le amministrazioni pubbliche e di conseguenza la permanenza, a volte a vita, dei cani in canile».

Spiegano gli operatori che «si è lavorato sul gioco, visto come transfert emozionale sul quale orientare le motivazioni dei soggetti e dirigerle in ambito relazionale facendo diventare il transfert da emozionale a relazionale».

Fra i nomi dell'equipé che ha lavorato al recupero dei cani citiamo Ivano Vitalini, i dottori Francesco Romano, Luisa Colossi, Cerquetti Francesco,Alessandra Scudella, l'istruttore nazionale Roberto Chinarello, l'istruttore David Morettini, la veterinaria etologa Erica Margherita Ragnolini, l'etologo ed istruttore nazionale Raffaella Gasparini, tutti coordinati e in piena armonia del dirigente del Parco Canile Comunale e ideatore del progetto dottor Pierluigi Raffo.

Una storia a lieto fine, per questi cani che avevano conosciuto solo il lato peggiore dell’uomo.













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