Il bollettino parrocchiale si scorda di citare le due comunità

«Campane di Rendena», però Pinzolo e Campiglio non suonano


Giuseppe Ciaghi


 VAL RENDENA. Al concerto di campane delle chiese della valle quest'autunno non hanno partecipato né i bronzi di Pinzolo, né quelli di Madonna di Campiglio.  Lo documenta il fascicolo appena uscito del quadrimestrale "Campane di Rendena", bollettino decanale delle parrocchie valligiane. Il fatto ha destato non poca sorpresa, curiosità e preoccupazione. E in parecchi ci sono rimasti male. Anche perché le due parrocchie contano gran numero numero di fedeli e rivestono un'importanza primaria nel tessuto religioso e socio-economico locale. L'uscita della rivista, che riporta insieme al messaggio religioso (del Papa, dell'arcivescovo, del decano, delle missioni), la cronaca spicciola di quanto accaduto nelle diverse località (nati, morti, comunioni, cresime e matrimoni, lauree, attività di enti, associazioni e comuni, ricerche storiche, poesie e tanto altro) è la voce delle parrocchie della valle. Da 47 anni ormai è diventata un appuntamento imperdibile, non solo per la gente del posto, che vi si ritrova nel proprio vivere quotidiano, ma soprattutto per gli emigranti, cui viene sempre spedita. Per questi ultimi poi rappresenta un aggancio con la propria terra e con le proprie origini, una specie di cordone ombelicale.  Così in questo numero, il 180º, che porta in copertina il bel capitello costruito nel 1859 al Rio di Caderzone Terme, gli "orizzonti parrocchiali" si fermano a sole sei realtà: quella di Villa, Verdesina, Javrè, Vigo e Darè retta da don Marcello, quella della pieve di Spiazzo con Pelugo guidata da don Paolo, quella di Bocenago, Caderzone e Strembo con don Augusto, quella di Giustino, Massimeno e Carisolo con don Flavio e quella di Sant'Antonio di Mavignola dove si alternano don Ivan Maffeis, che torna da Roma nei fine settimana a respirare aria di casa, e don Mario Bravin.













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