Bindesi, quattro gestori per ripartire

Tre giovani già esperti e un papà appassionato di cucina scelti dalla Sat. «Faremo piatti di qualità, ma anche corsi di roccia»


di Luca Marognoli


TRENTO. Una cucina nuova di zecca, ma con dentro la vecchia, leggendaria, “fornasela” a legna. Da qui riparte il Rifugio Bindesi: dalla tradizione coniugata con la modernità, per garantire una ristorazione tipica e ancorata al territorio, ma che sappia anche essere innovativa. Un’immagine che si riflette nelle persone, giovani e motivate ma già esperte del settore, decise ad accettare la sfida - non facile - di misurarsi con l’eredità lasciata da Anita Cagol, che il rifugio l’ha gestito per 26 anni trasformandolo in un ristorante da gourmet.

I nuovi titolari sono quattro: Fabio Bortolotti, 33 anni, figlio dell’ex capo della Protezione civile Claudio, maestro di sci e accompagnatore di territorio, sua moglie Ilaria Valenti Bort, 30, interprete e traduttrice, docente all’Isit e alle elementari di Aldeno, ma esperta anche nel servizio di sala (è stata al lago Santo quest'estate e in passato in tanti altri locali, come il Circolino, le 4 Stagioni e in ristoranti di Irlanda e Austria), Federico Weber, 32 anni, giovane cuoco (attualmente impegnato al gastropub “Angolo del 33” alla Vela) con esperienze anche a Londra, e suo padre Paolo, ex funzionario provinciale, colonna della Sat di Trento e appassionato di cucina da sempre. La società è risultata vincitrice da una selezione fra 32 candidati (alcuni anche del Bresciano e del Veronese) effettuata dalla commissione rifugi della Sat, proprietaria dei Bindesi e di altre 34 strutture analoghe. «Ci sono piaciuti perché sono giovani ma hanno maturato già esperienza, anche all'estero», spiega Paolo Visconti, presidente della sezione Sat Bindesi di Villazzano, che conta 380 soci. «Il rifugio - racconta - fu eretto nel 1962 proprio dai soci ma il nucleo originario venne poi ampliato. Stiamo terminando l'iter burocratico - aggiunge - e in un paio di giorni inizieremo i lavori per la messa a norma della cucina. All’interno sarà aggiunto anche un bancone bar».

L’apertura avverrà probabilmente all’inizio dell’anno prossimo. Con Anita Cagol c’è già stato il passaggio delle consegne: «So che si sono incontrati e lei ha ceduto le attrezzature. La cucina di Anita non si può dimenticare: speriamo che la nuova sia altrettanto piacevole. Weber (che è formalmente il gestore) proporrà piatti stagionali e tipici legati al territorio e a chilometro zero, cose per noi importanti perché la clientela di oggi è molto attenta ai prodotti sani. Anche il fattore età dava punteggio, come la conoscenza delle lingue».

L’ entusiasmo c’è tutto: «Io ho fatto qualche serata in pub e bar», dice Fabio. «Da tempo con Federico pensavamo di lavorare assieme. Un giorno lui mi ha chiamato per dirmi che c'era questa possibilità e ho subito accettato».

La cucina - dice - sarà «curata, genuina e con prodotti di qualità della zona. Da noi si potranno gustare dolci e paste fatte in casa, in un ambiente amichevole e a conduzione familiare. Vogliamo riscoprire e rivisitare anche piatti di una volta: con la fornasela faremo polenta e brasati come si deve». Non solo: «Faremo ritornare i Bindesi alle antiche funzioni di rifugio. Oltre all'offerta gastronomica, organizzeremo un’attività di arrampicata sulla falesia vicina, che è palestra di roccia, collaborando con le guide alpine del posto. È ideale per ragazzi e principianti». Tra i propositi anche quello di «dare continuità nell'apertura: lavoreremo tutto l'anno, tranne una breve pausa invernale (un mese a febbraio o a marzo) e anche il pomeriggio: chi vuole potrà passare a rifocillarsi dopo una gita in bici o a piedi. Inoltre pubblicizzeremo anche via Facebook i bei sentieri del circondario».













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